Il mare non ha porte

Navighiamo su gusci di noci capovolte.

La nostra strada è il mare.

Il nostro arrivo è dall’altra parte del sole.

Siamo uomini di sabbia. Siamo risacca.

Con Il mare non ha porte abbiamo voluto rispondere all’esigenza di trasmettere alle nuove generazioni la necessità di una, quantomai fondamentale, formazione civica.

Yara e Sayd, due ragazzi siriani, si amano; Yara è una giovane studentessa, appassionata amante della scrittura, Sayd è un giovanotto non molto dedito allo studio, ma piuttosto pronto a lavoretti di ogni genere. I due si amano, vivono la loro quotidianità serenamente; Sayd aspetta tutti i pomeriggi Yara sulle scale della biblioteca. Proprio uno di questi pomeriggi, però, sarà fatale per i due e per il loro amore: Yara è costretta a fuggire in Europa, perché la famiglia è considerata nemica del regime, e Sayd, disperato, prova a raggiungerla mediante un lungo viaggio su di un barcone, alla mercé di scafisti senza scrupoli; durante il suo peregrinare, il novello Ulisse incontra compagni di ventura, e raccontandoci le loro storie, ci darà una panoramica sui mille e più motivi che spingono queste persone, alla fuga.

Yara, da rifugiata politica a Berlino, invece continua la sua battaglia per la memoria, scrivendo e raccontando la condizione che vivono i migranti, nel vecchio continente.

Sono passati quasi 60 anni dalla nascita del termine “villaggio globale”, eppure gli sforzi fatti per costruire una realtà in equilibrio tra lo sguardo esclusivamente soggettivo del villaggio e la dimensione spersonalizzata di un mondo globale, sono ancora in atto. Se per molti i confini sono solo limiti oramai inutili, per altri la loro assenza è inammissibile perdita identitaria. Con Il mare non ha porte abbiamo voluto rispondere all’esigenza di trasmettere alle nuove generazioni la necessità di una, quantomai fondamentale, formazione civica. Una consapevolezza che sia un giusto mezzo fra due estremi, ancora troppo lontani. 

Lo spettacolo prende spunto, muove i primi passi in seguito alla lettura del meraviglioso libro di poesie di Erri De Luca, dal titolo “Solo Andata”; una raccolta di versi che l’autore e poeta definisce come “un racconto dall’interno di una materia umana ancora muta”; partendo appunto da questi versi, e dall’importanza dei diritti di ogni cittadino in quanto uomo, passando per l’importanza della propria identità nazionale, l’intento è favorire la diffusione del senso del rispetto reciproco e della convivenza. Alle parole dei protagonisti Yara e Said, ragazzi siriani innamorati e separati dal regime, affidiamo il compito di guidare il nostro giovane pubblico nelle anime di questi “moderni Ulisse”, per provare a non ingabbiarli nel semplicistico e riduttivo significato di migranti, ma per imparare a guardarli come uomini e donne, come esseri umani addolorati, in fuga. Fuga che sarà attraverso il mare, il quale, durante la narrazione, non resterà solo a guardare, ma proverà a spiegarsi e a spiegare. 

La parola come strumento evocativo, la danza, e l’uso di flashback, mezzo narrativo tipicamente cinematografico, s’intrecciano amplificando lo scorrimento e il valore drammatico dell’opera. Solo così si potrà portare a riva l’uomo, riconoscendo nelle sponde il momento dell’incontro; dove non sarà più possibile dimenticare l’inalienabile diritto alla vita, né i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. In questo modo i diritti universali e fondamentali, essenziali alla dignità, alla sopravvivenza e allo sviluppo umani, potranno essere tutelati. Affinché il mare torni ad essere l’elemento che unisce, e non che divide. 

con Giovanni Luca Ariemma, Francesca Borriero, Roberto Ingenito, Francesco Luongo, Emanuela Urga e la partecipazione in voce di Joseph Osahon Osagioduwa

Movimenti coreografici Emanuela Urga

Musiche Francesco Santagata

Scenografia Giovanni Luigi Frattini & Erika Pisano

Costumi Rosario Martone

Foto di scena Sergio Cacciatore

Riscrittura Fabio Pisano

Regia Roberto Ingenito

13/09/2021