Lei: E’ molto semplice dichiarare ciò che non si è.
Lui: Non ho capito che hai detto.
S.: Nemmeno io.
Lei: Nemmeno io.
Un ragazzo, una coppia di vicini e il loro bagno che perde acqua: il giovane, forse uno straniero, la donna, forse una madre, l’uomo, che lavora alla frontiera. Un confronto aspro, un ritrovarsi al confine, il tentativo all’ultimo respiro di evitare un danno.
Un ragazzo, un giovane, forse straniero, bussa al primo piano della palazzina di periferia in cui vive, per parlare con i proprietari di casa. Il fatto è che il loro bagno – presente sulla stessa verticale del suo, a pian terreno – perde; da qualche parte, perde acqua; e questo ha provocato la formazione di una macchia di umido proprio sul suo soffitto. E’ lì per farlo presente, per trovare una soluzione.
La coppia che abita quella casa, si compone di un marito e di una moglie. Una donna, forse una madre e lui, impegnato alla frontiera; un uomo integerrimo, tutto d’un pezzo, che non s’è mai piegato a tentativi di corruzione, che non ha mai abusato del suo ruolo; lui vietava senza l’uso di forza, chiaramente, l’ingresso clandestino degli stranieri dalla frontiera; non come i suoi colleghi, no di certo.
Quando arriva il giovane, lui è nella sua stanza, sulla sua poltrona, a guardare la tappa in salita di ciclismo, una grande passione, che ha provato a trasmettere anche a un figlio che forse, non ha mai avuto.
Ad accogliere il giovane c’è la donna, la moglie, che è alla disperata ricerca della rucola per la cena, o per ricomporre i pezzi di un ricordo, di una tragedia, di suo marito e dell’insegnante di nuoto del figlio; lei è convinta che l’ospite sia in realtà il ragazzo che lavora per il servizio di nettezza urbana a domicilio.
Il dialogo tra i tre è un dialogo violento, in totale (dis)ascolto, in cui i due proprietari non ne vogliono sapere di andare a controllare i tubi del loro bagno anzi, sembrano finanche infastiditi.
Man mano che il giovane prova a parlare con loro due, il dialogo diventa sempre più aspro, si scende giù per cunicoli sempre più stretti, fin quando l’uomo, in divisa per il lavoro, tratta il giovane come fossero alla frontiera e lui, in preda al panico, prova persino a pagarlo per poter entrare nel loro bagno, per poter evitare un danno.
Al tentativo di corruzione, l’uomo minaccia il giovane col manganello, al punto che il giovane per la paura, si piscia addosso. Si ricrea una macchia nota ai due otto anni prima, alla frontiera. Nello stesso momento, dal bagno proviene dell’acqua: la casa si sta allagando; l’uomo infatti, al primo tentativo, è entrato nel suo bagno e ha aperto tutti i rubinetti. Ha volutamente provocato un allagamento, per procurare il danno al soffitto del giovane; il testo si conclude con quest’ultimo, ormai umiliato, che si carica l’oggetto da buttar via, e se ne va.
Il testo, scritto da Fabio Pisano, vive di una profonda incomunicabilità tra i dramatis personae presenti sulla scena; una incomunicabilità al limite con l’assurdo; i dialoghi sono stretti, brevi, freddi, alternati a momenti monologanti che sembrano parlare più ad un “altrove” che all’interlocutore di turno.
Ognuno dei tre dramatis personae vive una propria condizione “confinata”, nessuno in quell’appartamento è a proprio agio; né i proprietari, né l’ospite, giunto lì per un preciso e banale motivo.
La particolarità del testo è la presenza di “didascalie” poetiche, delle vere e proprie sillogi che sono inserite per essere recitate, ma che possono, in una messa in scena che decide di privarsene, anche lette come semplici didascalie.
In scena Francesca Borriero, Emanuele Valenti e Michelangelo Dalisi
Testo e Regia Fabio Pisano
Musiche originali Francesco Santagata
Costumi Rosario Martone
Ideazione scenica Luigi Ferrigno
Disegno luci Paco Summonte
Tecnico di scena Mauro Rea
Tecnico luci Alessandro Salzano
Assistente alla regia Francesco Luongo
Fotografie Luca Del Pia
Una co-produzione Liberaimago con Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini e il supporto del Teatro Area Nord di Napoli
Il testo “La Macchia” ha vinto il bando di concorso drammaturgico “nuove sensibilità 2.0” indetto dal Teatro Pubblico Campano, nel dicembre del 2020.